Di fronte ad ogni decisione, la cosa migliore che tu possa fare é quella giusta, la seconda é quella sbagliata, e la cosa peggiore è non fare nulla
Theodore Roosevelt
poesie e filosofia pratica
Di fronte ad ogni decisione, la cosa migliore che tu possa fare é quella giusta, la seconda é quella sbagliata, e la cosa peggiore è non fare nulla
Theodore Roosevelt
C’è un solo amore al mondo
è quello tuo col mio.
E’ come il mare dove si va per guardare
solo il mare
e l’acqua grandiosa dentro il mare:
così con me Tu,
ferma non sai stare.
Amore mio, sei tutto:
non sei calma, pace e tranquillità.
Se non dormo è per Te,
ma se dormo è con Te.
Tu che ci sei
tutto lasci che sia:
pioggia e cielo su me
migrazioni nell’aria.
Di porzioni di Te,
bella negli occhi miei
come nell’acqua ti bagnerai.
Tu che ci sei
come il cielo è nel cielo,
come il mare è nel mare…
Tutto è semplificare,
si può dire e sei Tu
ma più bella Tu sei,
bella più
delle parole mie.
C’è un solo amore al mondo,
io col mio, rotondo
Addosso hai solo i miei occhi,
le mie mani, gli abbracci.
Io non sono che invano
quando Tu non mi tocchi.
Oltre Te nulla è più
Tutto accade e sei Tu
Tutto è perché Tu sei…
C’è un solo Amore al mondo
è quello tuo col mio
e come il mare in mare
non sta fermo mai.
Se non dormo è per Te
ma se dormo è con Te.
Tu che ci sei
sei più di quello che ho
e non so di sapere
Tu,
sei quello che vuoi.
Per fortuna vuoi me
quindi,
vorrai la vita mia.
Tu mescolata con me
come l’acqua è nell’acqua,
il tuo Amore nel mio
come il fiume è nel fiume,
sulla foglia la foglia,
noi dipinti su noi
a fiori aperti o come vuoi
C’è un solo Amore al mondo
il tuo col mio, rotondo.
C’è un solo amore che è il mio
mescolato col tuo.
Come l’acqua è del mare,
come l’aria è del cielo
Tutto è semplificare,
un Amore è così:
è come il mare davanti a noi,
quel mare dove si va
per restare a guardare
l’acqua enorme del mare
che non ferma non sa stare,
a farsi dimenticare.
Sembra sempre così
mossa per Te, per me.
C’è un solo Amore al mondo,
è come il mare grande,
quel mare dove andiamo…
per… guardare noi.
#permarco
Luce in fondo al tunnel, boccata d’aria
limpida, parole musica
casa dolce casa, un pò città un pò isola
un pò New York, un pò Polinesia
Siamo qui
tante vittorie, giorni bellissimi
sconfitte stupide, giorni difficili
tristezze ed euforia, gioie e dolori
Ma sento sempre che tu ci sei
che anche quand’è dura non te ne vai
che anche coi denti combatterai
sempre accanto a me non mi abbandonerai
Sei fantastica, forte come il rock’n roll
una scarica, uno shock elettrico
sei la fonte di energia più potente che ci sia
bomba atomica dritta nello stomaco
Storia a lieto fine, ai confini della realtà
favola, bacchetta magica
ragione passione, giovinezza e maturità
armonia tra corpo e anima
Siamo qui
tante vittorie, giorni bellissimi
sconfitte stupide, giorni difficili
tristezze ed euforia, gioie e dolori
Ma sento sempre che tu ci sei
che anche quand’è dura non te ne vai
che anche coi denti combatterai
sempre accanto a me non mi abbandonerai
Sei fantastica, forte come il rock’n roll
una scarica, uno shock elettrico
sei la fonte di energia più potente che ci sia
bomba atomica dritta nello stomaco
#raggiodisolelover
La morte di una persona cara dona un senso nuovo alla vita. I miracoli donano senso alla vita (per chi ci crede).
Guarda questo video e spiegami se ci sono buoni motivi per non essere complici della gioia di questo scampato pericolo. E passa una buona domenica, con la gentilezza ritrovata dapprima nel tuo cuore.
Quelli che hanno sofferto di più,
spesso parlano con reticenza,
del momento in cui il dolore e la morte,
hanno smesso di dominarli,
ed è sopraggiunta la quiete….
Tutti quanti custodiscono quel silenzio vivente,
quella sorgente di pace,
al centro del loro essere.
Pam Brown – 1928
Quante sfide
Su questa strada
Di sola andata
La corsia preferenziale
E’ la più ambita
Ma veloce e solitaria
Nessuna freccia
Non c’è sorpasso
Sulla corsia centrale
Si viaggia in buona compagnia
Tanti orizzonti da osservare
Condividere
Ammirare
Il piazzale di emergenza
Una forzatura di necessità
Qualche lunga sosta
Nessuna fermata
Il viaggio riprende
Tra corse
Salite
E infine discese
Lungo il tempo
Un viaggio
Nel tempo infinito
Ma non finito
Non ancora
(Laura Bruschini)
Con un vestito di verde autunno
Vorrei vestirmi dell’odore dei campi
Tra i capelli le foglie trasportate dal vento
Mentre l’erba mi sfiora le gambe
Le braccia sono protese al cielo
In un canto di gioia
Nel percorrere sentieri
Vallate e monti
Tra storia e natura
Il cuore gioisce
La voce sussurra appena
La quiete non si interrompe
Il canto si leva
Internamente trattenuto
Un grido muto al vento di felicità
(Laura Bruschini)
C’era una volta, là
dalle parti di Chissà,
il paese dei bugiardi.
In quel paese nessuno
diceva la verità,
non chiamavano col suo nome
nemmeno la cicoria:
la bugia era obbligatoria.
Quando spuntava il sole
c’era subito uno pronto
a dire: “Che bel tramonto!”
Di sera, se la luna
faceva più chiaro
di un faro,
si lagnava la gente:
“Ohibò, che notte bruna,
non ci si vede niente”.
Se ridevi ti compativano:
“Poveraccio, peccato,
che gli sarà mai capitato
di male?”
Se piangevi: “Che tipo originale,
sempre allegro, sempre in festa.
Deve avere i milioni nella testa”.
Chiamavano acqua il vino,
seggiola il tavolino
e tutte le parole
le rovesciavano per benino.
Fare diverso non era permesso,
ma c’erano tanto abituati
che si capivano lo stesso.
Un giorno in quel paese
capitò un povero ometto
che il codice dei bugiardi
non l’aveva mai letto,
e senza tanti riguardi
se ne andava intorno
chiamando giorno il giorno
e pera la pera,
e non diceva una parola
che non fosse vera.
Dall’oggi al domani
lo fecero pigliare
dall’acchiappacani
e chiudere al manicomio.
“È matto da legare:
dice sempre la verità”.
“Ma no, ma via, ma và…”
“Parola d’onore:
è un caso interessante,
verranno da distante
cinquecento e un professore
per studiargli il cervello…”
La strana malattia
fu descritta in trentatré puntate
sulla “Gazzetta della bugia”.
Infine per contentare
la curiosità
popolare
l’Uomo-che-diceva-la-verità
fu esposto a pagamento
nel “giardino zoo-illogico”
(anche quel nome avevano rovesciato…)
in una gabbia di cemento armato.
Figurarsi la ressa.
Ma questo non interessa.
Cosa più sbalorditiva,
la malattia si rivelò infettiva,
e un po’ alla volta in tutta la città
si diffuse il bacillo
della verità.
Dottori, poliziotti, autorità
tentarono il possibile
per frenare l’epidemia.
Macché, niente da fare.
Dal più vecchio al più piccolino
la gente ormai diceva
pane al pane, vino al vino,
bianco al bianco, nero al nero:
liberò il prigioniero,
lo elesse presidente,
e chi non mi crede
non ha capito niente.
Lucio Anneo Seneca era, tra le altre cose, un coach. Nelle epistole morali a Lucilio, usa lo strumento della posta (non elettronica) come strumento per la crescita filosofica del suo corrispondente.
Questa rimane una delle letture più affascinanti sull’arte di vivere ed oggi è bene riscoprirla, visto l’importanza di tornare ad avere un rapporto autentico con tutte le persone che attraversano il nostro spazio vitale.
Buona lettura.
Marco
1 Comportati così, Lucilio mio, rivendica il tuo diritto su te stesso e il tempo che fino ad oggi ti veniva portato via o carpito o andava perduto raccoglilo e fanne tesoro. Convinciti che è proprio così, come ti scrivo: certi momenti ci vengono portati via, altri sottratti e altri ancora si perdono nel vento. Ma la cosa più vergognosa è perder tempo per negligenza. Pensaci bene: della nostra esistenza buona parte si dilegua nel fare il male, la maggior parte nel non far niente e tutta quanta nell’agire diversamente dal dovuto. 2 Puoi indicarmi qualcuno che dia un giusto valore al suo tempo, e alla sua giornata, che capisca di morire ogni giorno? Ecco il nostro errore: vediamo la morte davanti a noi e invece gran parte di essa è già alle nostre spalle: appartiene alla morte la vita passata. Dunque, Lucilio caro, fai quel che mi scrivi: metti a frutto ogni minuto; sarai meno schiavo del futuro, se ti impadronirai del presente. Tra un rinvio e l’altro la vita se ne va. 3Niente ci appartiene, Lucilio, solo il tempo è nostro. La natura ci ha reso padroni di questo solo bene, fuggevole e labile: chiunque voglia può privarcene. Gli uomini sono tanto sciocchi che se ottengono beni insignificanti, di nessun valore e in ogni caso compensabili, accettano che vengano loro messi in conto e, invece, nessuno pensa di dover niente per il tempo che ha ricevuto, quando è proprio l’unica cosa che neppure una persona riconoscente può restituire.
4 Ti chiederai forse come mi comporti io che ti do questi consigli. Te lo dirò francamente: tengo il conto delle mie spese da persona prodiga, ma attenta. Non posso dire che non perdo niente, ma posso dire che cosa perdo e perché e come. Sono in grado di riferirti le ragioni della mia povertà. Purtroppo mi accade come alla maggior parte di quegli uomini caduti in miseria non per colpa loro: tutti sono pronti a scusarli, nessuno a dar loro una mano. 5 E allora? Una persona alla quale basta quel poco che le rimane, non la stimo povera; ma è meglio che tu conservi tutti i tuoi averi e comincerai a tempo utile. Perché, come dice un vecchio adagio: “È troppo tardi essere sobri quando ormai si è al fondo.” Al fondo non resta solo il meno, ma il peggio. Stammi bene.
2
1 Da quanto mi scrivi e da quanto sento, nutro per te buone speranze: non corri qua e là e non ti agiti in continui spostamenti. Questa agitazione indica un’infermità interiore: per me, invece, primo segno di un animo equilibrato è la capacità di starsene tranquilli in un posto e in compagnia di se stessi. 2 Bada poi che il fatto di leggere una massa di autori e libri di ogni genere non sia un po’ segno di incostanza e di volubilità. Devi insistere su certi scrittori e nutrirti di loro, se vuoi ricavarne un profitto spirituale duraturo. Chi è dappertutto, non è da nessuna parte. Quando uno passa la vita a vagabondare, avrà molte relazioni ospitali, ma nessun amico. Lo stesso capita inevitabilmente a chi non si dedica a fondo a nessun autore, ma sfoglia tutto in fretta e alla svelta. 3 Non giova né si assimila il cibo vomitato subito dopo il pasto. Niente ostacola tanto la guarigione quanto il frequente cambiare medicina; non si cicatrizza una ferita curata in modo sempre diverso. Una pianta, se viene spostata spesso, non si irrobustisce; niente è così efficace da poter giovare in poco tempo. Troppi libri sono dispersivi: dal momento che non puoi leggere tutti i volumi che potresti avere, basta possederne quanti puoi leggerne. 4 “Ma,” ribatti, “a me piace sfogliare un po’ questo libro, un po’ quest’altro.” È proprio di uno stomaco viziato assaggiare molte cose: la varietà di cibi non nutre, intossica. Leggi sempre, perciò autori di valore riconosciuto e se di tanto in tanto ti viene in mente di passare ad altri, ritorna poi ai primi. Procurati ogni giorno un aiuto contro la povertà, contro la morte e, anche, contro le altre calamità; e quando avrai fatto passare tante cose, estrai un concetto da assimilare in quel giorno. 5 Anch’io mi regolo così; dal molto che leggo ricavo qualche cosa. Il frutto di oggi l’ho tratto da Epicuro (è mia abitudine penetrare nell’accampamento nemico, ma non da disertore, se mai da esploratore); dichiara Epicuro: “È nobile cosa la povertà accettata con gioia.” 6Ma se è accettata con gioia, non è povertà. Povero non è chi ha poco, ma chi vuole di più. Cosa importa quanto c’è nel forziere o nei granaî, quanti sono i capi di bestiame o i redditi da usura, se ha gli occhi sulla roba altrui e fa il conto non di quanto ha, ma di quanto vorrebbe procurarsi? Mi domandi quale sia la giusta misura della ricchezza? Primo avere il necessario, secondo quanto basta. Stammi bene.
Leggi il resto qui
http://spazioinwind.libero.it/latinovivo/Lettere%20a%20Lucilio.htm
10 minuti di una intensità che difficilmente si trova in altri video. La lezione di quest’uomo coraggioso dovrebbe guidare tutte le nostre azioni quotidiane.
Troppo spesso dimentichiamo che la nostra vita è decisa dalle nostre azioni. Le nostre azioni sono decise dai nostri valori e dal senso che diamo alla nostra vita.
Pausch ha tenuto la sua ultima lezione pubblica, la “Last Lecture” intitolata “Realizzate i Vostri Sogni d’Infanzia” (“Really Achieving Your Childhood Dreams”), presso la Carnegie Mellon University il 18 settembre 2007. Pausch ha tenuto la sua “Last Lecture” in seguito ad una serie di lezioni in cui prestigiosi accademici hanno dibattuto sul tema di un ipotetico “esposto finale” sulla base della precisa domanda “quale massima provereste a comunicare al mondo se sapeste di avere un’ultima possibilità di farlo?”.
Randy Pausch, nome completo Randolph Frederick Pausch (Baltimore, 23 ottobre 1960 – Chesapeake, 25 luglio 2008), è stato un informatico statunitense.
Era professore di informatica, interazione uomo-computer e design presso la Carnegie Mellon University (CMU) di Pittsburgh, Pennsylvania.
Il 19 settembre 2006, gli è stato diagnosticato un cancro al pancreas metastatizzato. Sottoposto a intervento chirurgico palliativo e chemioterapia, è rimasto attivo e vigoroso fino alla fine del 2007. È morto all’alba del 25 luglio 2008.
fonte http://it.wikipedia.org/wiki/Randy_Pausch
Illuso, percorre libero
il treno della vita
i binari dell’esistenza
guidati dal destino
Attraversa curioso
lentamente il paesaggio
Si inerpica per i colli
delle diverse età
Si tuffa fischiando
nelle ameni valli
dei periodi felici
Incontra snodi incidenti
di altre storie
Si incrociano i treni
germani di gioventù
per un tratto paralleli
verso la stessa meta
Si diramano poi
lamentosi nel vento
in opposte direzioni
o per lontane dimensioni.
Si ritroveranno polverosi
sbuffanti d’affanni
alfine al capolinea dell’ultima stazione.
ANGELA PETRICCIONE
Buon Anno a tutti noi, a quelli che amano la poesia e che pensano che la bellezza e l’armonia possa ancora migliorare il mondo.
Buon Anno alle anime gentili che hanno cercato su Internet i ricordi della loro infanzia, che si sono ispirati per fare degli auguri, che amano dedicare agli amici “parole viventi” che sanno di una eternità cristallizzata.
Fino ad oggi il vostro blog di poesie ha avuto 3 milioni 800 mila 102 letture.
Nel mese di Dicembre dello scorso anno sono state lette 140.130 poesie.
Il 23 Dicembre 2010 abbiamo avuto il record di poesie lette con 9.309 poesie in un giorno solo.
Si sono avvicendati autori e semplici amanti della poesia che hanno lasciato i loro commenti generosi.
Abbiamo un altro grande anno davanti a noi con la speranza che a contribuire a questo progetto siano sempre più persone.
Dal mio cuore un solo grande GRAZIE! per avermi fatto capire che questo blog, nato sulla spiaggia di Villammare, gettato come una bottiglia con un messaggio nel mare di Internet ed alimentato con passione, ha significato qualcosa per altre persone, oltre che per me. Ringrazio tutti i blogger che mi hanno affiancato nella costruzione di questo progetto.
Lasciate i vostri commenti e fateci sapere come è possibile migliorare ulteriormente queste pagine.
Intanto festeggiamo con una nuova impostazione grafica che spero risulti più piacevole della precedente.
Semplicemente, Buon 2012 a tutti noi!