Poesia per un figlio

Staccati da tutto ciò
Che è terra, figlio mio
Metti le ali e librati
Nell’aria, insieme agli uccelli
Godi del calore del sole
Del chiarore della luna
Del luccichio delle stelle.
Inebriati di libertà
Respirala a fondo
Perché per questo
Sei stato creato
Non per amare
Le cose terrene
Ma quelle nobili
Che sono il sale della vita.

Sandra Greggio

Mamma bambina

Ti vedo scrivere come una bambina
incerta muoverti tra le righe della carta
e ti sembra tutto nuovo e importante:
cogliere l’istante sai non essere arte di tutti!
Ti vedo scrivere, mamma,
come una piccina in cerca di aiuto
e si schiude il pensiero alla creatura in sussulto
in attesa di sapere
se il compito era stato fatto bene o male;
a camminare incerta sui suoi sogni
senza pensare al futuro,
al dubbio e al triste di un passato da cambiare.
Allora mi prendevi per mano
e mano per mano è il fluire del tempo
a regalare mete sempre più nebbiose
e tu a vedermi sempre più lontano,
sempre più distante da te.
Ora che ti vedo iniziare a camminare,
su questo sentiero fatto di rovi e di perle,
ti sento rimpiangere:
cose che non hai mai avuto,
cose che mancano,
cose che forse non ci saranno mai.
Ti sento gridare e non riesco a fare nulla
proprio come te, allora, che colmavi la mia tristezza.
E anche se non riesco a dare senso al tuo vuoto
e ai macigni che senti così forti,
so che in te c’è la luce,
c’è sempre tempo per essere ciò che sei e vuoi essere:
devi solo ritrovare quel barlume dentro di te
per prendere in giro il gioco del tempo.

La mamma

Nella grande savana,
ogni mamma africana
culla il suo bimbo dagli occhi neri,
e sono dolci i suoi pensieri.
Nell’Oriente lontano,
ogni mamma tiene il suo bimbo per mano:
lo guarda e sorride felice
ascoltando quello che le dice.
Se penso a quello che tu fai con me, mamma, che differenza c’è?
E lo sai che cosa ho capito?
Una cosa bella che adesso ti dico:
qualunque sia il suo colore,
ogni mamma tiene il suo bimbo nel cuore.

Autore Sconosciuto

20140511-093756.jpg

I bambini imparano ciò che vivono

I bambini imparano ciò che vivono.
Se un bambino vive nella critica impara a condannare.
Se un bambino vive nell’ostilità impara ad aggredire.
Se un bambino vive nell’ironia impara ad essere timido.
Se un bambino vive nella vergogna impara a sentirsi colpevole.
Se un bambino vive nella tolleranza impara ad essere paziente.
Se un bambino vive nell’incoraggiamento impara ad avere fiducia.
Se un bambino vive nella lealtà impara la giustizia.
Se un bambino vive nella disponibilità impara ad avere una fede.
Se un bambino vive nell’approvazione impara ad accettarsi.
Se un bambino vive nell’accettazione e nell’amicizia impara a trovare l’amore nel mondo.

… a volte è difficile guardare in faccia la realtà ed ammettere di sbagliare, ma se non siamo in grado di farlo per i nostri figli ben misera è la nostra esistenza …

Ave Maria – Buona Novella (1970)

E te ne vai, Maria, fra la gente

che si raccoglie intorno al tuo passare,

siepi di sguardi che non fanno male

nella stagione di essere madre.

Sai che fra un’ora forse piangerai

poi la tua mano nasconderà un sorriso:

gioia e dolore hanno il confine incerto

nella stagione che illumina il viso.

Ave Maria, adesso che sei donna,

ave alle donne come te, Maria,

femmine un giorno per un nuovo amore

povero o ricco, umile o Messia.

Femmine un giorno e poi madri per sempre

nella stagione che stagione non sente.

Fabrizio De Andrè

Al mio amante che torna da sua moglie – Ann Sexton

GuidaItalia.org Guida Italia, scopri la più bella nazione al mondo. Ogni giorno una notizia insolita.

 

 

Lei è tutta là.
Per te con maestria fu fusa e fu colata,
per te forgiata fin dalla tua infanzia,
con le tue cento biglie predilette fu costrutta.

Lei è sempre stata là, mio caro.
Infatti è deliziosa.
Fuochi d’artificio in un febbraio uggioso
e concreta come pentola di ghisa.

Diciamocelo, sono stata di passaggio.
Un lusso. Una scialuppa rosso fuoco nella cala.
Mi svolazzano i capelli dal finestrino.
Son fumo, cozze fuori stagione.

Lei è molto di più. Lei ti è dovuta,
t’incrementa le crescite usuali e tropicali.
Questo non è un esperimento. Lei è tutta armonia.
S’occupa lei dei remi e degli scalmi del canotto,

ha messo fiorellini sul davanzale a colazione,
s’è seduta a tornire stoviglie a mezzogiorno,
ha esposto tre bambini al plenilunio,
tre puttini disegnati da Michelangelo,

l’ha fatto a gambe spalancate
nei mesi faticosi alla cappella.
Se dai un’occhiata, i bambini sono lassù
sospesi alla volta come delicati palloncini.

Lei li ha anche portati a nanna dopo cena,
e loro tutt’e tre a testa bassa,
piccati sulle gambette, lamentosi e riluttanti,
e la sua faccia avvampa neniando il loro
poco sonno.

Ti restituisco il cuore.
Ti do libero accesso:

al fusibile che in lei rabbiosamente pulsa,
alla cagna che in lei tramesta nella sozzura,
e alla sua ferita sepolta
– alla sepoltura viva della sua piccola ferita rossa –

al pallido bagliore tremolante sotto le costole,
al marinaio sbronzo in aspettativa nel polso
sinistro,
alle sue ginocchia materne, alle calze,
alla giarrettiera – per il richiamo –

lo strano richiamo
quando annaspi tra braccia e poppe
e dai uno strattone al suo nastro arancione
rispondendo al richiamo, lo strano richiamo.

Lei è così nuda, è unica.
È la somma di te e dei tuoi sogni.
Montala come un monumento, gradino per gradino.
lei è solida.

Quanto a me, io sono un acquerello.
Mi dissolvo.

 

A volte ti sogno – Claudia Corti

A volte ti sogno, ora, piccolo,

indifeso corpuscolo e penso

ai tuoi occhi che non sono nati,

penso ai sogni mai fioriti,

penso – e ne tremo – a quello

che ho perduto, 

che ti sei portato dietro,

per scommessa,

come obolo per Caronte

o viatico per l’aldilà.

Non sei nato,

ma vivi senza nome 

e senza volto  

dentro di me, come allora:

ho solo più stanchezza, ora

e meno lacrime per piangerti.